Egr. Arch. Dolores Pisano

Servizio Concessioni Edilizie

Comune di Milano

Via Pirelli 39

 

p.c.
Presidente del Consiglio di Zona 1

Comune di Milano

 

Commissione Edilizia

Comune di Milano

 

 

                                                                                                                      Milano, 10 giugno 2004

 

 

Oggetto: DIA PG 534990000/2004 del 19/5/2004 su immobile di via Verdi 2, 4, 6

 

Egr. Architetto,

 

sono venuto a conoscenza che la Reale Compagnia Italiana S.p.A. ha presentato una superDIA di recupero del sottotetto negli immobili di via Verdi 2, 4, 6.

Ho potuto visionare il progetto presso la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali della Lombardia che ha rilasciato il nulla-osta monumentale.

Ora mi risulta che l’intervento è in violazione dell’art. 18 delle NTA del PRG, come modificato dal Consiglio Comunale il 3/2/03, in quanto alza la linea di gronda sul cortile interno di via Verdi 6 e alza il colmo del tetto dell’edificio di via Verdi 4, ambedue edifici costruiti anteriormente al 1940 anche se il tetto è stato rifatto dopo gli incendi dovuti ai bombardamenti dell’agosto del 1943.

Per quanto riguarda invece l’immobile di via Verdi 2, all’angolo con via Manzoni, esso è stato interamente ricostruito tra il 1952 ed il 1955 dall’arch. Cassi Ramelli al posto della precedente Casa Morardet, di cui, in seguito ai bombardamenti, era rimasta solo la facciata.

Le complesse vicende che hanno interessato l’edificio tra il 1945 ed il 1955, descritte nella relazione di progetto e nella scheda n. 51 a pag. 292-293 del Catalogo della Mostra “Bombe sulla Città Milano in guerra 1942-1944” dimostrano l’attaccamento della città per questo edificio, sede dello storico caffè Cova.

Cito dalla scheda: “Nel marzo 1949 si ipotizzò la demolizione dell’intero edificio, quando si diffuse questa notizia venne fatta ‘a voce di popolo ’ la richiesta di vincolo per impedirne la demolizione.”

Si deve tenere in considerazione non solo la vicinanza con il Teatro alla Scala ma anche la visuale che si ha dell’edificio lungo tutta la Galleria Vittorio Emanuele, che lo inquadra con una vista a cannocchiale.

Come si evince dalla scheda la soluzione architettonica finale fu il risultato di una serie di progetti, in un lungo dibattito tra Soprintendenza, Ministero e progettista, anche con ricorsi legali.

Ora il progetto presentato dalla proprietà e autorizzato sia dalla Soprintendenza che dalla Commissione Edilizia come progetto preliminare in base all’art. 112 del Regolamento Edilizio, pur con una notevole attenzione al rispetto dell’architettura del vicino Teatro alla Scala presenta alcuni problemi.

Il rendering contenuto nella relazione di progetto mostra una fotografia ravvicinata dell’edificio ed in questa le porte-finestre, arretrate di circa 1 metro dalla facciata, sono nascoste dalla balaustra.

Questo non avviene però per viste più lontane, cioè dall’ottagono della Galleria e dall’ingresso della Galleria da Piazza Scala; attualmente, come da fotografie allegate, è ben visibile il tetto a tegole sopra l’attico.

In futuro si vedrà la balconata sormontata da una parte della fascia di 2 metri di altezza con le porte finestre, mentre il tetto, meno inclinato rispetto ad ora, quasi non si vedrà, nonostante il rialzo del colmo di circa 1 metro.

E’ vero che la balaustra riprende il disegno di quella neoclassica sopra la Scala e di quella sopra Palazzo Marino; tuttavia dietro queste balaustre c’è nel primo caso il tetto di tegole e nel secondo il cielo.

Vi è quindi un’alterazione sostanziale dell’edificio nei confronti della Piazza della Scala e della Galleria Vittorio Emanuele, che rappresenta il principale punto di ingresso della piazza da parte dei turisti e visitatori.

Né si può dire che l’intervento possa essere accettato visto l’intervento in corso sul Teatro alla Scala, perché questo è ancora oggetto di vivaci contestazioni per il suo forte impatto paesistico sulla piazza e non è stato sottoposto all’esame dell’impatto paesistico.

A maggior ragione non si possono consentire altre modifiche dell’aspetto della piazza, dopo il progetto dell’arch. Botta.

Vorrei anche ricordare le forti critiche al recupero del sottotetto dell’ex-hotel Marino alla Scala, che dette il via alla stagione dei sopralzi nella piazza e d’altra parte notare come il recupero del sottotetto di Palazzo Marino sia stato fatto senza che questo fosse visibile dall’esterno.

L’intervento lascia ancora più perplessi perché mi risulta che il sottotetto del palazzo di via Verdi 2 è stato già parzialmente recuperato in epoca recente con la creazione di abbaini sul cortile per ospitare un alto esponente di una società inquilina del palazzo e quindi l’estensione del recupero su Piazza Scala non sembra servire a risparmiare il consumo di territorio o migliorare l’isolamento termico del tetto ma solo a consentire di ampliare l’appartamento e dotarlo di una splendida vista sulla piazza della Scala e sulla Galleria Vittorio Emanuele, fino a Piazza del Duomo, in occasione dell’inaugurazione della nuova Scala il 7 dicembre prossimo.

Non sarebbe il primo caso di utilizzo da parte di personalità importanti di sottotetti recuperati nel centro storico con progetti contestati: si veda il caso di Corso Venezia 37 angolo via Boschetti.

E tuttavia questo fatto sembra dimostrare che la Legge Regionale 22/99 si sta configurando sempre più come una legge che consente di creare nuovi appartamenti di lusso nelle zone dove i valori immobiliari sono più elevati, con un regalo di milioni di euro alla proprietà immobiliare.

Ritengo in conclusione che la superDIA debba essere diffidata per quanto riguarda gli immobili di via Verdi 4 e 6 mentre per via Verdi 2 sia auspicabile una nuova valutazione di impatto paesistico da parte della Commissione Edilizia Integrata.

Distinti saluti

 

 

Michele Sacerdoti

Via Malpighi 12

20129 Milano

allegato: fotografie dell’edificio (1-2-3-4-5-6)