Arch. Marco Romano

Membro della Commissione Edilizia, docente all’Università di Genova

 

Avrei solo due cose da dire su questo dibattito, perché mi sembra che tutti gli altri argomenti siano stati sviscerati: la situazione è chiara, tutti i criteri che nella prassi la nostra commissione edilizia ha usato e sta usando sono stati descritti.

Sono però in disaccordo con Bianchi Janetti, non tanto con lui ma con Fredi Drugmann, un nostro amico che ha lanciato l’idea di sfruttare i sottotetti vent’anni fa: Drugmann era  professore alla Facoltà di Architettura, era  uomo di profonde convinzioni di sinistra, iscritto al PCI da quando era bambino, ed è lui che per la prima volta ha proposto di sfruttare i sottotetti.

E’ un’idea schizofrenica.  Da un lato abbiamo insistito per ottenere quei risultati concretizzati nel principio degli standard urbanistici – che cioè occorra una certa quantità di verde  per poter vivere in maniera civile - dopodiché rendiamo possibile che delle persone continuano ad abitare in una parte della città dove questi standard non ci sono. In pratica i bambini del  sottotetto sarà difficile portarli  in quel verde che riteniamo da trent’anni necessario.

Il termine “consumo di territorio” è molto fuorviante perché non si tratta di uno spreco puro e semplice, è l’utilizzazione del territorio per fare sì che gli uomini, nei limiti del possibile, siano più felici.

E quindi niente sottotetti, abolizione della legge e quartieri nuovi fatti bene.

Seconda cosa. Sono molto contento dell’opinione pubblica perché vedo riapparire una passione per la bellezza della città che negli ultimi cinquant’anni s’è molto offuscata.

Quando io avevo sedici anni e si è vista finalmente la facciata della Rinascente, distrutta durante la guerra e ricostruita dall’arch. Reggiori, Rogers  indisse una grande assemblea cittadina al Piccolo Teatro di via Rovello,  un’assemblea piena, la città appassionata della bellezza, una passione antica che ha mosso questo paese per secoli e impressionata dalla bruttezza di quell’edificio. Una lontana discussione dove c’erano giovani architetti ma anche allievi di Enzo Paci - Carlo Sini, Salvatore  Veca, Stefano Zecchi – , senonché in seguito della bellezza della città abbiamo parlato sempre meno.

La discussione su come dovesse essere completata la facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze, nella seconda metà dell’Ottocento,  durò qualche anno e i cittadini vi presero parte con vigore Racconta Collodi che la discussione era così appassionata che un macellaio tirò una bistecca in faccia a un cliente che la pensava diversamente da lui. 

Nella bellezza condivisa della città si esprime l’identità dei cittadini. Per una serie di motivi che sono specifici dell’Europa siamo fieri della bellezza della nostra città, e quando questa bellezza viene trascurata si perde anche il sentimento della nostra identità, sicché è bene che nel momento in cui la città è così progressivamente imbruttita noi reagiamo.

E allora io suggerirei a tutti di reagire non soltanto su questa faccenda dei sottotetti, ma anche di fronte per esempio a questo disastro, ormai irrimediabile, compiuto distruggendo Piazza Fontana, perché Piazza Fontana l’hanno distrutta gli aeroplani e quando hanno finito gli aeroplani in cinquant’anni è scomparsa: una delle più belle piazze della città, una piazza chiusa, delimitata, con una stupenda strada che dava sulla via dei Tribunali.

Adesso diventerà un immenso spiazzo, da dove stanno i vigili fino all’Arcivescovado, un piazzalone privo di qualsiasi senso. Bastava ricostruire la città come l’avevano fatta i nostri antenati per avere qualcosa di bello. E invece abbiamo una bruttura nel centro.

Ed io starei anche attento a quello che succede più lontano perché le nuove parti della città, che vengono costruite nelle aree ormai dismesse dalle industrie, rischiano di essere bruttissime, di non avere quel sentimento della bellezza che ha accompagnato l’Italia per secoli e che ne ha fatto il paese più bello dell’Europa.

Mi domando perché dobbiamo rendere brutti i nostri tetti, mi domando perché dobbiamo rendere brutto il centro della città, perché non dobbiamo essere capaci di costruire nelle nuove periferie che si stanno costruendo qualcosa di bello come è stato possibile una volta.

Grazie.