INTERVENTO al CONVEGNO dei D.S. del 22 giugno 2005

Giancarlo Collina – Comitato “Giardino in Gioia”

 

1)     Presentazione del Comitato “Giardino in Gioia”

Sono il portavoce del Comitato “Giardino in Gioia”, che si è costituito più di 2 anni fa per salvaguardare un’area a verde di circa 10.000 mq., lasciata nel ‘64 in eredità da Giuditta Fumagalli all’Ospedale Maggiore col vincolo di destinazione “ad uso ospedaliero per lenire le sofferenze dell’umanità, con divieto di affittare e vendere”, area utilizzata per oltre 50 anni come vivaio dalla ditta Fumagalli fino a quando, 5 anni fa, la stessa ditta Fumagalli è stata sfrattata.

L’area è piantumata (secondo i risultati di un censimento fatto da Legambiente) con circa 200 essenze, alcune (ovviamente) bisognose di cure dopo l’abbandono degli ultimi anni, e 5 delle quali classificabili come “alberi monumentali”.

 

2)     La storia dell’area

Il Comitato si è costituito sull’onda delle preoccupazioni per il destino dell’area, vincolata a “Verde Pubblico” dal Piano Regolatore Generale (PRG) del 1980, e che ha mantenuto tale destinazione fino al 2001 (la variante al PRG del 2001 per la sistemazione della zona Garibaldi-Repubblica la confermava infatti come “uno dei due grandi polmoni verdi” qualificanti dell’intervento (l’altro era l’attuale “campus”).

La variante del 2003 ha mutato la destinazione della prima area, destinandola a ospitare la nuova sede della Regione.

Le residue speranze che il Nuovo Polo Regionale fosse compatibile con la salvaguardia del bosco sono state deluse dal progetto vincitore (maggio 2004) che cancellava con un colpo di spugna il Bosco.

 

3)     La recente “battaglia per il Bosco” e le risposte delle istituzioni

Il Comitato ha operato per quasi 2 anni con molte difficoltà, senza avere alcuna visibilità né attenzione dai media, cercando di sensibilizzare le istituzioni e ricevendone risposte puramente “formali” e “rassicurazioni di facciata”.

Abbiamo fato un “salto di qualità” emergendo dall’anonimato e cominciando ad avere visibilità solo quando un uomo di spettacolo (Sergio Conforti, nome d’arte Rocco Tanica, tastierista del gruppo “Elio e le storie tese” che è nato e tuttora vive nella zona) ha deciso di dare il suo contributo a difesa di un luogo storico per il quartiere. Rocco e Paolo Macchi, membro fondatore del nostro comitato, hanno iniziato un digiuno in un camper parcheggiato davanti al bosco da salvare, raccogliendo anche le firme dei simpatizzanti a una petizione intesa a salvare il bosco.

Rocco ci ha procurato una esposizione ai media (radio, TV e giornali) mai prima ottenuta, che ci ha portato a raccogliere oltre 10.000 firme in meno di un mese (a tutt’oggi abbiamo superato le 15.000), a ottenere vasti consensi (“trasversali” ai vari schieramenti politici) alla nostra campagna evidenziando così la diffusa sensibilità al tema del “verde”. Rocco ha anche organizzato uno spettacolo cui hanno partecipato Claudio Bisio, Elio, e altri artisti dello Zelig e che ha riscosso un grande successo di partecipazione di pubblico.

 

E’ per questo che sono qui oggi, e penso di poter rappresentare non solo il nostro comitato ma anche tutti gli altri che non hanno potuto godere dell’apporto straordinario di un Rocco Tanica.

 

Anche nella situazione di “privilegio” nella quale ci siamo trovati, l’interesse delle istituzioni si è manifestato come un “fuoco di paglia” in coincidenza con il periodo di maggiore popolarità del Comitato, popolarità dalla quale le istituzioni potevano ottenere una ricaduta di visibilità e di immagine. Ma successivamente le istituzioni “sono andate in letargo” e non sembrano dare ulteriori “segni di vita”: le promesse cioè non vengono seguite da una continuità di azioni successive (che è ovviamente ben più “impegnativa”).

 

Nel periodo del nostro “boom” mediatico la risposta delle istituzioni è stata variegata:

-         il Comune ha risposto in modo “formale” (visita del presidente del consiglio comunale per sollecitare i digiunanti a sospendere la loro protesta)

-         la Provincia si è impegnata a avviare la revisione del PTCP per includervi gli alberi monumentali del bosco

-         la Regione è stata “quasi” latitante (unica assicurazione portata da un non identificato collaboratore di Formigoni che “il Presidente si sta documentando personalmente sul problema”)

-         vi è stata un’audizione del Comitato in Commissione Urbanistica del Consiglio Comunale

-         sono stati presentati diversi “Ordini del Giorno” in Consiglio di Zona 2 / Consiglio Comunale / Consiglio Provinciale / e credo anche Consiglio Regionale a sostegno della nostra azione

Tuttavia

-         dei diversi Ordini del Giorno presentati, solo il primo è stato approvato in Consiglio di Zona 2, gli altri sono “dormienti” e in attesa di essere posti all’OdG di una riunione di consiglio

-         l’impegno della Provincia ad avviare la revisione del PTCP non sembra essere seguito dai fatti e le nostre richieste di avere informazioni sull’evoluzione della pratica non ottengono risposta

 

Prima di parlare di “progettazione partecipata” penso che le istituzioni debbano riservare, anche e soprattutto sui progetti attualmente in corso, una maggiore e più continua e più fattiva attenzione alle istanze dei cittadini e dei comitati di quartiere e delle associazioni.

 

Non dovrebbe succedere che il Comune di Milano risponda, come ha risposto nel dicembre 2003 a una nostra lettera del luglio dello stesso anno, in modo evasivo e fumoso:

-         che l’area, destinata a ospitare la nuova sede della Regione Lombardia, costituisce una delle componenti più qualificate e di pregio destinate a contribuire alla riqualificazione delle aree Garibaldi, da lunghissimo tempo in stato di degrado e di attesa

-         che nell’isolato in questione le uniche presenze degne di nota sono effettivamente alcune piante di alto fusto del vivaio preesistente, per le quali risulta comunque che la Regione Lombardia dedicherà la necessaria attenzione e tutela in fase di progetto ed esecutiva

-         che non meno di 10.000 mq. di superficie (nota bene: tale superficie corrisponde esattamente a quella del bosco che ci sta a cuore) dovranno essere obbligatoriamente riservati dalla Regione a verde pubblico e piazze

-         che nell’insieme il PII dedica grande importanza alla dotazione e alla qualità delle aree a verde ecc. ecc. ecc.

 

Non dovrebbe succedere che la Provincia impieghi 9 mesi a rispondere a una nostra lettera dell’agosto 2004 richiedente la salvaguardia il bosco e degli alberi monumentali nello stesso esistenti; risollecitata da un incontro, richiesto dal nostro insieme con altri Comitati nel novembre dello stesso anno, nel quale la Provincia ha riconosciuto la possibilità di avvio della procedura di revisione del PTCP (Piano Territoriale che censisce gli alberi monumentali) tuttavia affermando che tale aggiornamento non è giustificabile dall’inserimento dei soli pochi alberi del Bosco di Gioia; incalzata dalla presentazione, concertata con Legambiente e avvenuta il 15 marzo di quest’anno, di un elenco di circa 50 alberi o filari di alberi dislocati in varie località di Milano con richiesta di inclusione nel PTCP, per dare infine risposta soltanto il 15 aprile di quest’anno (e in pieno boom mediatico del nostro Comitato) informandoci che “gli uffici provinciali si attiveranno al più presto per l’aggiornamento dell’”Elenco degli alberi di interesse monumentale”.

E che la stessa Provincia non dia a tutt’oggi (ovviamente quando la nostra esposizione mediatica è cessata), alcun seguito a una nostra richiesta di aggiornamento sullo stato di avanzamento dell’aggiornamento del Piano Territoriale.

 

E non ritengo che sia un esempio di costruttiva dialettica e collaborazione con i cittadini la risposta della stessa Provincia a una nostra richiesta di tutela dell’intero complesso arboreo come “bosco”, laddove la Provincia

-         afferma che “da una prima valutazione preliminare effettuata da suoi tecnici emergerebbe che il complesso arboreo non possegga quella caratteristica di “rinnovazione naturale” necessaria per considerarla a bosco ai sensi di legge ma più a un giardino caratterizzato da essenze ornamentali di pregio di cui alcune con il presupposto monumentale” (viene da commentare: allora sputiamoci sopra!),

-         e non risponde a una nostra proposta “fatta con spirito assolutamente costruttivo e collaborativo” di una ricognizione congiunta dei nostri esperti con quelli della Provincia volta a accertare la sussistenza dello status giuridico di bosco nell’ottica di “una nuova destinazione all’area verde in questione che, pur mantenendo le attuali caratteristiche di spontanea e naturale vegetazione, potrebbe anche regalare spunti di didattica ai visitatori, come avviene in molte altre città europee” (la “Biblioteca degli Alberi” potrebbe esserci già!!).

 

E non sono neppure accettabili le pretestuose giustificazioni per l’abbattimento degli alberi pubblicate su vari quotidiani del tipo “gli alberi sono malati” che contrastano con i risultati del censimento di Legambiente e comunque, quand’anche alcuni alberi lo fossero veramente, non giustificano l’abbattimento di tutti ma sollecitano invece la cura o la sostituzione degli esemplari sofferenti.

 

E ancora ritengo fumose e fuorvianti le dichiarazioni fatte dall’architetto Paolo Caputo, dello studio Pei, a Repubblica, che affermava che gli alberi sarebbero stati salvati collocandone “un po’ nel giardino lineare che nascerà lungo via Restelli, un po’ nel Campus, un po’ verso piazza Carbonari”. Quello che viene contrabbandato come “giardino lineare” è in realtà costituito da 2 aiole spartitraffico, collocate al centro e su un lato del viale Restelli, sotto il quale oltretutto passa anche il tunnel ferroviario che impedisce la crescita di alberi d’alto fusto.

 

In proposito vorrei precisare che l’obiettivo del Comitato è di salvare il “Bosco di Gioia” nella sua interezza e non di “farne spezzatino”  “disperdendo” gli alberi nelle contigue (o, peggio ancora, future) aree verdi.

 

Il nostro obiettivo è quello di salvare un luogo storico, caro agli abitanti della zona per i quali ha un “valore” e costituisce una “risorsa”: una cosa è infatti avere 200 alberi in filare su uno spartitraffico, altra cosa è aspettare 20 anni che gli alberi di un giardino di nuova costituzione siano cresciuti, altra cosa ancora è avere gli stessi alberi già pronti in un’area di 10.000 metri quadri già ora pienamente fruibile dai bambini e dagli abitanti del quartiere.

 

Come ulteriore considerazione, il Bando di concorso per il Nuovo Polo della regione afferma che “non meno di 10.000 metri quadri di superficie dovranno essere obbligatoriamente riservati a verde pubblico e piazze”, che “nell’insieme il piano dedica grande importanza alla dotazione e alla qualità delle aree a verde” e infine che “il progetto deve valorizzare il sistema del verde esistente sia attorno che all’interno dell’area”. Il mantenimento all’interno dell’area del bosco di 10.000 consentirebbe di rispettare in pieno le specifiche del Bando, che invece, a nostro avviso, sono disattese dal progetto vincitore.

 

Il nostro Comitato è stato tacciato di “conservatorismo” e “oscurantismo” perché “sarebbe contro i grattacieli”. In realtà i titoli come “bloccheremo il Pirellone bis” derivano dalla fantasia dei titolisti dei giornali (che come è noto sono diversi dagli articolisti).
L’urbanista Stefano Boeri in un’intervista al Corriere del maggio 2003, affermava: “Il grattacielo è una tipologia in discontinuità con la storia architettonica di Milano. Ma è anche quasi una strada obbligata visti i problemi di spazio che ci sono in una città così densamente costruita”. E ancora: “Nelle grandi metropoli europee, come in quelle americane, si costruiscono edifici in verticale affacciati sul verde, che proprio per questa caratteristica acquistano valore”. E infine, commentando l’idea di Formigoni per un edificio che si sviluppi in orizzontale, affermava: “Per come è strutturato quel quartiere, per il bisogno di spazi verdi che ha questa città, la forma verticale è più opportuna, la più ragionevole.”

In realtà il progetto vincitore consiste in una torre verticale (non conflittuale con gli alberi) affacciata però, anziché sul verde, sugli edifici orizzontali al contorno, una parte dei quali sono conflittuali col Bosco.

 

E non appare neppure che il sacrificio di questo bosco, di questa memoria storica, avvenga nell’interesse superiore di un progetto che “farà grande Milano”. Non sembrano infatti orientati a favore del progetto i giudizi di autorevoli personalità. Cito da “Abitare” di luglio-agosto 2004:

-         Gregotti parla di “risposta mediocre e convenzionale dei progetti presentati

-         Fuksas chiede di approfondire i motivi che sono alla base del “non successo” dell’iniziativa e critica “l’incongrua tessitura di vermicelli cinesi alla base delle due torri” del progetto di Pei

-         Cino Zucchi lamenta “il riferimento spesso un po’ ipocrita a broletti, piazze lombarde, cortili e castelli contenuto nelle relazioni di progetto” assimilandolo “al senso di colpa degli Autogrill che introducono nel proprio menu “atopico” la specialità regionale, il “piatto del buon ricordo”” alimentando il sospetto che lo scambio fra i 10.000 mq. dell’attuale bosco e i 10.000 mq. della decantata piazza coperta sia in pura perdita.

Cito ancora Italia Nostra che critica il progetto come “tortuoso e invasivo”, e ne propone lo spostamento sull’area ex-Varesine (da notare che già il PRG 1980 prevedeva il decentramento delle sedi istituzionali – tema recentemente riproposto dai Verdi), e afferma ancora che “il progetto si inserisce nel contesto degli edifici esistenti in maniera faticosa ed è totalmente invasivo di quest’area, così malconfigurata nei confronti degli spazi verso i quali prospetta”.

 

Ritengo quindi essenziale che nei progetti futuri vi sia più collaborazione “reale” e più chiarezza nei confronti dei cittadini, ma ritengo anche che i piani attuali (Garibaldi-Repubblica e piani Isola associati, Fiera, ecc.) non debbano assolutamente essere “abbandonati al loro destino” e utilizzati soltanto come esempi di interventi mal riusciti, al limite addebitandoli alla parte politica avversaria.

 

Cosa chiede di concreto il Comitato alle “istituzioni”?

 

1)     che la PROVINCIA

-         riveda il parere favorevole espresso (pur esplicitando molti dubbi, preoccupazioni e critiche) sul PII Garibaldi-Repubblica e che è stato uno degli ultimi atti della gestione Colli. So che analoga richiesta è stata fatta per altri piani. E’ chiaro che ci vuole la volontà politica per farlo: chiediamo a Penati di assumersi questa responsabilità

-         avvii con la massima celerità l’aggiornamento del PTCP per inserirvi gli alberi monumentali proposti da Legambiente

-         acceda alla nostra richiesta di valutazione congiunta dello “status” di bosco per l’area in questione

 

2)     che il CONSIGLIO COMUNALE

(i) approvi in tempi brevi la “Mozione sul Bosco di Gioia” che i consiglieri comunali Albertini (non il sindaco), Baruffi, Fiano, Pennisi, Occhi hanno fatto pervenire il 23 maggio scorso all’Ufficio Atti Consiliari e che è tutt’ora in attesa di essere discussa in consiglio comunale, mozione che evidenzia:

-         la possibilità, confermata dagli stessi dirigenti del Settore Urbanistica, di rivisitazione del progetto relativo all’area denominata “Bosco di Gioia” nella fase attuativa;

-          che il progetto deve essere sottoposto a valutazione di impatto paesistico in base al Piano Paesistico della Regione Lombardia, e che la sensibilità del sito è elevata a causa della presenza del bosco e l’impatto del progetto è altrettanto elevato in quanto il bosco viene sostituito da edifici di 9 piani e più;

-         che il Piano Paesistico prevede, nel caso di progetti che superino la soglia di tolleranza e nel caso di progetti di particolare rilevanza pubblica, che l’amministrazione competente indica una conferenza pubblica tra i soggetti territorialmente interessati, per valutare l’ammissibilità dell’intervento o per individuare possibili alternative o forme di mitigazione e che a tale conferenza sono invitate le associazioni ambientaliste;

-         che l’accordo di programma con la Regione Lombardia può essere oggetto di revisione;

(ii) impegni l’Assessore allo Sviluppo del Territorio

-         a sottoporre a revisione l’accordo di programma con la Regione;

-          ad attivare le procedure previste dal Piano Paesistico Regionale per l’indizione di una conferenza pubblica in merito alla soluzione progettuale attualmente prevista e per la Valutazione di Impatto Paesistico.

 

3)     Che la REGIONE riveda o riallochi il progetto in modo che il risultato sia compatibile col salvataggio del Bosco.

 

4)     che i CANDIDATI A SINDACO esprimano chiaramente la loro posizione sui piani in corso (in un suo intervento di qualche mese fa Antonello Boatti auspicava che gli spessi dichiarassero “se intendevano bloccare tali piani”)

 

4)     Conclusione

Concludo citando una profezia degli indiani d’America (che io, data l’età, fortunatamente non vedrò realizzata, ma che spero, e qui sono meno ottimista, non vedranno realizzata nemmeno i miei nipoti) e che dice:

“solo dopo che l’ultimo albero sarà stato tagliato,

solo dopo che l’ultimo fiume sarà stato avvelenato,

solo dopo che l’ultimo pesce sarà stato pescato,

solo allora ti accorgerai

che il denaro non può essere mangiato, né bevuto, né respirato”