Da Vivere Milano del Maggio 2005 allegato a la Zona Milano

 

VERDE E GRATTACIELI… MA IL CEMENTO NON PRODUCE OSSIGENO!

di Sabrina Ghini

 

Davide contro Golia, ovvero un piccolo gruppo di cittadini che con tenacia indomita si oppongono a un progetto edilizio distruttivo per una delle poche aree verdi della zona in cui abitano.

 

Due anni di lotta con pochi risultati fino a pochi giorni fa, quando con un’azione forte di sciopero della fame e mobilitazione dei mass media, tutta Milano viene messa al corrente e la cittadinanza si mobilita al loro fianco. 10.000 firme raccolte in dieci giorni è una risposta  a cui la regione non potrà voltare le spalle.

Questa in sintesi è la storia del ‘Bosco di Gioia’: si tratta di una bellissima area verde, diecimila metri quadrati racchiusi tra alte mura, in cui dimorano alberi di cinquanta, settanta anni. Alberi bellissimi e pregiati: magnolie, cedri, olmi, aceri. Tutti bellissimi e maestosi, prezioso tesoro che appartiene all’intera cittadinanza e che verrebbe distrutto per far spazio al nuovo complesso della Regione Lombardia.

La storia inizia nel 1989, quando l'Ospedale Maggiore vende all'asta questa area alla Cogefar Torno per 20 miliardi, contravvenendo al lascito del 1964 di Giuditta Faini Sommaruga, che lo destinava a scopi ospedalieri, vietandone l'affitto e la vendita.  Dopo lo sfratto del vivaio che vi aveva sede, l’amministrazione comunale ha sempre lasciato chiuso al pubblico questo meraviglioso ‘giardino segreto’, di cui molta gente adesso ignora l’esistenza, ma che tuttavia rappresenta un importantissimo polmone verde per una zona cittadina  soffocata e congestionata dal traffico. Il progetto per la realizzazione del cosiddetto ‘Pirellone-bis’ prevede che le impietose seghe dei boscaioli facciano scempio totale degli alberi.

I residenti non ci stanno, si mobilitano in un comitato apolitico, si autotassano per presentare un ricorso al TAR. Due anni di battaglie, due anni di docce gelate, di disinteresse, di rifiuti. Poi, solo un mesetto fa, al comitato si unisce Rocco Tanica (al secolo Sergio Conforti), tastierista degli ‘Elio e le Storie Tese.’ Insieme a Paolo Macchi, presidente del comitato, si installano in un camper in via Galvani, davanti al ‘loro’ bosco e iniziano uno sciopero della fame. Linus e Nicola Savino di Radio Deejay ne parlano in  trasmissione e il riscontro è immediato: in pochi giorni si ottiene quello per cui in due anni si è combattuto: la visibilità pubblica. Ne parla il Corriere della Sera, Radio Popolare, Rai 2  (grazie a Fiorello e Marco Baldini). Si organizza un concerto al Nuova Idea con Elio e le Storie tese, e la partecipazione di Bisio, il Trio Medusa e altri comici.  Circa 1000 persone entrano, altre 400 restano fuori. E da ogni parte d’Italia arrivano firme, persino dalla rockstar inglese Sting.

Ora tutti conoscono il Bosco di Gioia e le seghe dei distruttori si fanno un po’ meno minacciose. Tuttavia  ancora Comune e Regione non vogliono trattare: "Quando c'è una trasformazione urbana, un luogo non può restare nello stato in cui è. Del "Bosco di Gioia" non verrà mantenuta l'attuale conformazione. In questo momento l'area non è fruibile, non è custodita [... ] Con la riqualificazione, diventerà fruibile.". Lo dice Anna Chianese, della Direzione Generale Risorse e Bilancio della Regione Lombardia. Peccato che in realtà sia proprio la Regione a non rendere fruibile l’area, tenendola chiusa al pubblico e non custodita. E definire  ‘non mantenere l’attuale conformazione’ il fatto di raderla completamente al suolo sembra proprio un giocare con le parole.

Comune e Regione inoltre sostengono che le piante sono malate, la solita vecchia scusa  utilizzata per tacitare i cittadini quando si vuole abbattere degli alberi. In realtà il Comitato per il Bosco di Gioia sostiene che alcune piante sono sì sofferenti, ma comunque quasi tutte curabili. La Regione sostiene che il progetto prevede comunque 10.000 metri quadrati di verde, il Comitato ribatte che sostituire maestosi alberi pluridecennali con pianticelle neonate non è la stessa cosa. E poi ci alberi ci sono già, perché tagliarli e ripiantarli?

Il capogruppo dei Verdi, Carlo Monguzzi, ha presentato una mozione per variare il progetto: “In una città col verde scarsissimo e che due giorni su tre supera la soglia di allarme per l´inquinamento da polveri sottili, abbattere alberi per fare posto a costruzioni di cemento è completamente privo di senso. Formigoni si accontenti di abitare nel Pirellone ristrutturato.”

Maurizio Baruffi, anche lui dei Verdi, gli dà man forte:” Bisogna   provare a capire se si possa ugualmente fare una nuova sede per il Consiglio Regionale e per la Regione Lombardia, ma al tempo stesso si possa salvare un patrimonio arboreo importante della nostra Città, un polmone verde in un’area molto congestionata, come quella di Melchiorre Gioia e del centro direzionale, e quindi si possa in qualche modo concorrere allo sviluppo della Città seguendo però alcune regole fondamentali, cioè uno sviluppo che sia sostenibile, che sia rispettoso dell’ambiente, che sia capace di trovare soluzioni per i problemi che vengono sollevati dai cittadini di Milano, che chiedono una qualità della vita migliore nella nostra Città e una Città più bella e più respirabile”

Parallelamente, un altro Comitato sta lottando per contrastare un progetto di cementificazione. Parliamo di ‘Citylife’, il progetto che dovrebbe riqualificare l’area della vecchia Fiera. Spacciato ai cittadini come ‘il Central Park milanese’ in realtà prevede  un volume complessivo di 900.000 metri cubi di cemento. Quello che adesso è un gradevole quartiere residenziale con case non superiori agli otto piani verrebbe stravolto da tre altissimi grattacieli alti rispettivamente 210, 170 e 150 metri, nonchè una serie di palazzoni alti sino a 28 piani!. Edifici forse architettonicamente validi, ma stridenti con l’equilibrio estetico-culturale della zona, che incomberebbero con la loro ombra sulle case dei vecchi abitanti.

“Questo insediamento porterà 15.000 persone in più; cosa accadrà al quartiere?” E’ l’inquietante domanda che pone Rolando Mastrodonato, del direttivo dell’associazione ‘Vivi e progetta un’altra Milano’, che dal 1990 si occupa della vivibilità del quartiere. “Che fine ha fatto il promesso Central Park? Sparito! Al suo posto una valanga di cemento armato.”

Anche in questo caso, il ricorso al TAR è d’obbligo, anche perché l’indice volumetrico applicato è quasi il doppio di quello normalmente utilizzato. Insomma, per massimizzare gli introiti si costruisce in altezza… e il verde previsto viene spezzettato in macchie sporadiche e siepi tra i vari caseggiati. Altro che Central Park! Qui si tratta in pratica di verde condominiale. E i parcheggi per 15.000 utenti? Dove sono? Sappiamo bene quanto sia congestionata la situazione viabilistica della zona, cosa accadrà con questo fiume di auto che ogni giorno si riverserà in città? Abbiamo già dimenticato inquinamento e polveri sottili, targhe alterne e blocco del traffico? Migliaia di auto in più sono una contraddizione e un carico impossibile per una città come la nostra.

Forte della sua ragione, il Comitato ha organizzato il giorno 16 aprile un convegno al Liceo Boccioni, che ha visto la presenza di eminentissimi nomi come il professor Vittorio Gregotti, i professori del Politecnico Sergio Brenna, Giuseppe Boatti e Federico Acuto, i professori Guido Canella e Marco Romano. Ma soprattutto ha visto tanti, tantissimi cittadini intervenire, più di 500, per dire il loro NO. 1500 le firme raccolte fino ad ora, ma la raccolta continua.

Quello che le amministrazioni sembrano non capire è che Milano non è New York: benvenuta la città europea, ma bisogna rispettare quella che è l’identità storica, architettonica e abitativa della nostra città. Ci si lamenta che Milano è grigia e brutta… eppure non è vero, nel ‘700 era considerata una delle città più belle d’Europa e ancora oggi ha angoli pittoreschi e monumenti indimenticabili. E’ stata proprio la cementificazione a farne una città sicuramente più funzionale ma meno a misura d’uomo. Eppure in questa stagione, in mezzo al cemento, spuntano quei pochi alberi fioriti,  quel  verde tenero delle gemme, che riesce sempre a donarci un sorriso. Allora, meno cemento e più alberi, più sorrisi. E poi si sa: le piante producono ossigeno, il cemento no.

Per saperne di più e firmare le petizioni:

 

BOSCODIGIOIA: www.boscodigioia.it

PROGETTO FIERA: www.quartierefiera.org