IL DISASTROSO ATTIVISMO PRE ELETTORALE La Repubblica 6 settembre 2005

Luca Beltrami Gadola

 

Quanto valgono le aree dismesse ed in via di dismissione delle Ferrovie dello Stato a Milano? Nulla. A meno che ……… A meno che il Comune non pensi a renderle edificabili.

Una volta edificabili il valore cambia. Sì ma quanto?

Si vedrà: lorsignori dicono che lo stabilirà il mercato. Più saranno edificabili e più varranno. I conti li faremo alla fine ma non è questo il problema perché il vero problema è di stabilire di chi sia questa nuova ricchezza che si crea dal nulla e che dipende solo da una decisione di politica urbanistica. Io non ho mai avuto dubbi al riguardo, questa ricchezza appartiene per intero alla collettività locale all’interno della quale si trovano le aree: il loro valore è determinato da questa stessa collettività che col suo semplice esistere, con la sua attività, con i suoi investimenti, con le sue case, le sue strade e le sue piazze e con le sue proprietà private ne ha fatto un bene appetibile e di valore.

Queste aree sono un bene collettivo che ha perso, per ragioni storiche e tecniche, la sua funzione e che provengono da una ormai remota operazione di esproprio per pubblica utilità. Tutto questo ragionamento per dire cosa?

Per dire che l’accordo tra le Ferrovie dello Stato ed il Comune di Milano sul destino di queste aree, siglato “nelle solenne cornice della sala Alessi”, come dicono lorsignori quasi fosse un trattato internazionale, è invece l’ennesima spoliazione a danno dei milanesi; la firma è del 25 luglio scorso e, tanto per non sbagliare, a Consiglio comunale ormai chiuso.

Com’è l’accordo? Semplice: io Comune ti rendo edificabile le aree, tu Ferrovie della Stato te le vendi e incassi i soldi. Siccome qualcosa in cambio mi devi pur dare, se no è veramente insostenibile, mi prometti che i ricavi li destinerai al potenziamento del servizio ferroviario del nodo di Milano. Garanzie? Nessuna. Un progetto di potenziamento da vedere? Non c’è, solo parole.

Ma non voglio lasciar fuori il bello. Per indorare la pillola il Comune aggiunge: dai privati che si saranno comprati le aree dalle Ferrovie ne ricaveremo spazi verdi e superfici destinate all’edilizia economica. Insomma i milanesi torneranno ad essere proprietari ma solo di una parte di quel che era già loro. Sul resto promesse.

La stessa fine forse faranno le aree militari e le caserme, che già sono pronte al varo. Per me la logica è la stessa. Cosa offriranno in cambio alla città le Forze Armate? Mi viene freddo a pensarci: una missione di “peace-keeping” patrocinata dai milanesi?

Che a qualcuno venga in mente di ridisegnare prima la città avendo tutte queste risorse territoriali a disposizione, valutarne le necessità e poi avviare trattative di vendita da posizioni di forza proprio non se ne parla. Mai comprare ma vendere e fare in fretta, le elezioni sono alle porte va dimostrato dinamismo (disastroso), questo è il bello per chi non ha vero rispetto dei beni collettivi. Comunque il Comune nel suo comunicato di annuncio della lieta novella conclude dicendo che tutto avverrà con la massima trasparenza. Anche il vetro che separa il locale della sedia elettrica da quello dei testimoni è trasparente. Questo non vuol dire che quello che succede di là dal vetro vada bene.

Dimenticavo i conti: per le Ferrovie stiamo parlando di un affare di almeno 500 milioni di Euro ma forse anche il doppio.